Alle cose stesse. Un contributo del pensiero di Martin Heidegger alla meta-teoria dell’Io-soggetto
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Autori
L’Autore sostiene che nel corso dell’analisi lo psicoanalista ricerchi implicitamente (seguendo teorie implicite) l’essere del paziente e ciò sarebbe auspicabile ma, seguendo il pensiero di Heidegger, lo ritiene anche difficile o forse impossibile a causa di un oblio dell’essere operato attraverso i secoli dalla metafisica tradizionale fondata sul pensiero cartesiano. Quindi espone, in estrema sintesi, parte del pensiero del filosofo e ipotizza di portare l’ontologia Heideggeriana all’interno della stanza d’analisi. Attraverso l’apertura del proprio essere l’uomo ‘esiste’ e l’esistenza indica unicamente l’ex-sistere della vita umana, il suo carattere ‘estatico’ nel senso del suo ‘stare fuori’ ed essere esposta a ‘possibilità’, al suo ‘non ancora’, che esige di essere ‘progettato’ e deciso. L’Autore propone un parallelismo con alcuni concetti della meta-teoria dell’Io-soggetto di Michele Minolli e accenna anche ad una rivisitazione del concetto di investimento inteso come significazione ed espressione d’essere; infine, si chiede se nel processo analitico la coppia paziente e analista possa divenire in contatto con il reciproco ‘essere’ o se ciò sia invece pura utopia.
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