Pubblica utilità o luoghi d'esperimento? La realtà manicomiale

Pubblicato: 21 dicembre 2020
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Autori

l'obiettivo del presente lavoro è quello di fornire una panoramica quanto più completa su ciò che concerne la realtà manicomiale, attraverso diversi tipi di analisi, al fine di delineare un dettagliato quadro storico, politico, sanitario e culturale del fenomeno. l'analisi storico-sociopsicologica presente nell'elaborato ripercorre le tappe dello stigma del "folle" (fin dall'antichità infatti follia e diversità sono stati due tra i problemi più ignoti e frequenti nella storia dell'umanità) dal Medioevo sino ai giorni nostri, un ampissimo lasso di tempo in cui ci sono state sempre più interpretazioni in materia; basti pensare che ora si parla di "malattia mentale", mentre anni addietro il malato mentale era additato dai più come "folle", vittima della follia, malattia incurabile. A seguire l'analisi è svolta da un punto di vista sociale e politico con focus sugli aspetti più bui e celati dei manicomi "Goffmanianamente" definiti "istituzioni totali". In tal senso il lavoro sarà incentrato sulle varie controversie e proteste susseguitesi negli anni, e sulle conseguenti leggi prese in materia, sino ad arrivare alla Legge Basaglia del 1978. Verrà inoltre approfondita la tematica sull'organizzazione interna dei manicomi, sulla loro struttura scarna e priva di elementi di disturbo per i degenti, sulle pratiche di formazione del personale, senza ovviamente tralasciare condizione, giornata tipo degli internati e soprattutto i "trattamenti speciali" riservati agli internati. Fiore all'occhiello del presente lavoro è un"intervista ad un"ex infermiera del più grande manicomio d"Italia, il manicomio di Mombello (MB), che ha come scopo quello di raccogliere una testimonianza quanto più diretta, coinvolgente e soprattutto non priva di riferimenti empirici.

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Caputo, C. . (2020). Pubblica utilità o luoghi d’esperimento? La realtà manicomiale. Rivista Di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, 25(1-2-3). https://doi.org/10.4081/psyco.2020.550